24. mag, 2021

SOSTIENE PEREIRA di Antonio Tabucchi (226 pg ed. Feltrinelli – pubblicato nel 1994)

Voto: 4 stelline / su 5

Era da un po’ che volevo leggere questo libro ma come sempre aspettavo non so quale ispirazione che puntualmente è arrivata dal penultimo libro che ho letto, perché come dico sempre, libro chiama libro. Nelle ultime pagine di “Compro libri anche in grandi quantità” di Giovanni Spadaccini viene citato proprio questo libro, tra tanti altri, e così eccoci qui...

Un libro del 1994 che arriva a me ventisette anni dopo e, come spesso accade, poi mi chiedo perché non l’ho letto prima?

Ma poco importa, l’importante è arrivarci.

Mi è piaciuto moltissimo, fin dalle prime pagine ho riconosciuto uno stile da me molto amato, quello dei dettagli, delle descrizioni e della caratterizzazione dei personaggi.

Il povero Pereira mi ha ricordato molto il mio amato Stoner.

Un uomo un po’ impacciato, che non si aspetta più molto dalla vita dopo la morte della moglie, un uomo che vive nel suo ricordo e continua a parlare con la sua fotografia.

Quando sentivo parlare di “Sostiene Pereira” ero convinta che il sostenere si riferisse ad un avvocato che lo affiancasse in qualche causa, grande malinteso dovuto all’ignoranza di non sapere affatto di cosa trattasse il libro.

Il “sostiene” invece è inteso come “ribadire con fermezza una tesi” e questa parola viene ripetuta per tutto il libro, come se fosse un esterno a raccontarci la storia del protagonista.

Pereira è un giornalista di un piccolo giornale, scrive prevalentemente necrologi di personaggi famosi prima che questi muoiano, per portarsi avanti con il lavoro.

La sua vita è tranquilla, a dir poco monotona e ripetitiva, finché non si imbatte in un giovane, Montero Rossi, che lo avvicina con la scusa del lavoro e poi, piano piano, lo trascina nei suoi mille problemi.

Pereira a quel ragazzo, però non sa dire di no, forse perché gli ricorda il figlio che non ha mai avuto o sé stesso da ragazzo, o meglio quello che forse avrebbe voluto avere il coraggio di essere.

Si lascerà così coinvolgere fino all’estremo, stravolgendo completamente la sua vita e trovando finalmente quel coraggio che non aveva mai avuto.

Un libro toccante, commovente, uno di quei testi dove, alla fine, ti dispiace lasciar andare il protagonista e vorresti tenerlo ancora un po’ con te.

Una frase bella del libro:

“Si chiese: in che mondo vivo? E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come fosse già morto. Da quando era scomparsa sua moglie lui viveva come se fosse morto.”

Ultimi commenti

23.11 | 05:54

Mi spiace non volevo offenderti ma esprimo solo un mio pensiero.

23.11 | 00:53

"Quasi dentro a ogni libro (ma non in tutti)"...
Se no non vuol dire niente la frase messa lì così.
PS. il libro di Bythell è tremendo. Magari anche il mio, ma quello è peggio. Grazie comunque.

15.06 | 16:38

Lia non so di che città sei ma qui a Milano ce ne sono ancora di bellissime, vanno scovate. Comunque continua a seguirmi perchè ho in mente proprio qualcosa legato a questo!

15.06 | 05:14

Grazie mi hai fatto ritrovare un ricordo bellissimo, quando ero ragazzina, e anche nella mia città c'erano librerie dell'usato, che ormai si sono estinte... Peccato...

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