(blog di Ilaria Romano)
28. mar, 2020
Voto: 3 stelline
Lo stile della Gamberale mi piace sempre molto.
E’ scorrevole, ha un linguaggio schietto, pulito, infatti sono d’accordo con l’analisi che c’è proprio sul suo linguaggio a fine libro, fatta da Walter Siti dove dice: “la Gamberale è bravissima negli incastri, nelle soluzioni strutturali che tengono viva l’attenzione, nell’alternare diversi tipi di scrittura (il dialogo, la telefonata, la diretta radio, la mail) … e diversi caratteri tipografici…”
Non è uno dei suoi libri migliori, non mi è piaciuta molto la storia.
La ragazza difficile che fa dentro e fuori dall’ospedale psichiatrico, si innamora di un uomo ancora più problematico di lei con grandi problemi di droga e non solo che, pur facendola soffrire, lei non vuole lasciare.
Non trovo una grande originalità nella storia però mi piace come è scritta e uscendo da un libro impegnativo come Jane Eyre, avevo bisogno di un po’ di semplicità.
Una frase bella del libro:
“Questa roba vischiosa chiamata grande amore forse si riduce solo a un equilibrio precario di malintesi.”
Ultimi commenti
23.11 | 05:54
Mi spiace non volevo offenderti ma esprimo solo un mio pensiero.
23.11 | 00:53
"Quasi dentro a ogni libro (ma non in tutti)"...
Se no non vuol dire niente la frase messa lì così.
PS. il libro di Bythell è tremendo. Magari anche il mio, ma quello è peggio. Grazie comunque.
15.06 | 16:38
Lia non so di che città sei ma qui a Milano ce ne sono ancora di bellissime, vanno scovate. Comunque continua a seguirmi perchè ho in mente proprio qualcosa legato a questo!
15.06 | 05:14
Grazie mi hai fatto ritrovare un ricordo bellissimo, quando ero ragazzina, e anche nella mia città c'erano librerie dell'usato, che ormai si sono estinte... Peccato...
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