(blog di Ilaria Romano)
30. giu, 2018
Il narratore è Jeremy, proprietario di una casa editrice, sposato con Jenny, Jeremy decide di raccontare la storia dei suoi suoceri, ormai separati da anni e lei, June, ormai costretta in una casa di riposo .
Ho trovato di una dolcezza straordinaria il modo in cui Jeremy riesce ad approcciarsi a questo racconto, a farsi narrare da June la vita con il marito (Bernard), il primo incontro, l’innamoramento e addirittura anche sulla prima volta che hanno fatto l’amore. June è una donna forte, combattiva e fervente comunista come il marito ma un episodio un giorno la cambia totalmente, un incontro in un bosco con 2 cani neri feroci che la spaventano a morte. June pensa a questi 2 cani neri come a 2 entità spiritiche arrivate chissà perché a spaventarla e da li inizia ad essere molto più spirituale e si innervosisce sempre più per il distacco invece del marito che da sempre invece è un uomo molto concreto e con i piedi per terra che non crede a nulla se non a quello che vede.
Ma un giorno, più in là con l’età, quando June ormai non c’è più, anche Bernard si scontrerà con i suoi 2 cani neri questa volta però rappresentati da un gruppo di naziskin, e allora ripenserà a June e alla sua paura e al suo cambio di vita.
Bellissimo anche il doppio racconto delle storie, sentire prima la storia raccontata da June e poi da Bernard, le due campane.. quella razionale e quella emotiva e spirituale.
Si ha la sensazione di aver assistito ad una grande e infinita storia d’amore, perché l’amore forse è proprio fatto di differenze e di bianco e nero con attorno tutte le sfumature dell’arcobaleno.
Una frase bella del libro :
“Alla fine, il tempo è fuggito sul serio, ma i ricordi sono rimasti e ci accusano; perciò ancora non riusciamo a lasciarci in pace. Ma se ho imparato una cosa quella mattina al dolmen è che il coraggio, quello fisico, non mi manca e posso cavarmela da sola. Per una donna è una scoperta importante, o almeno lo era ai miei tempi.”
Ultimi commenti
23.11 | 05:54
Mi spiace non volevo offenderti ma esprimo solo un mio pensiero.
23.11 | 00:53
"Quasi dentro a ogni libro (ma non in tutti)"...
Se no non vuol dire niente la frase messa lì così.
PS. il libro di Bythell è tremendo. Magari anche il mio, ma quello è peggio. Grazie comunque.
15.06 | 16:38
Lia non so di che città sei ma qui a Milano ce ne sono ancora di bellissime, vanno scovate. Comunque continua a seguirmi perchè ho in mente proprio qualcosa legato a questo!
15.06 | 05:14
Grazie mi hai fatto ritrovare un ricordo bellissimo, quando ero ragazzina, e anche nella mia città c'erano librerie dell'usato, che ormai si sono estinte... Peccato...
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